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Maratona di New York

Spettacolare!

E non è l’aggettivo da dare alla Grande Mela che, si sa, è davvero affascinante.
E nemmeno quello da dare alla maratona più famosa al mondo.
NO! Spettacolare è stata la partecipazione fisica e soprattutto emotiva dei Cancer Sucks.

Tra partecipanti alla gara e accompagnatori ci siamo presentati in una ventina di persone. Tutti con un unico obiettivo. Goderci la maratona e spingere per far crescere le donazioni.

ritiro pettorali NYArrivati un po’ alla spicciolata con qualche giorno di anticipo, il venerdì ci siamo presentati tutti insieme al ritiro dei pettorali. Tra centinaia di persone, un’unica macchia gialla fosforescente che si muoveva nel padiglione dell’organizzazione per prendere gli agognati pettorali e la maglietta ufficiale (che per un runner vale più di qualunque capo firmato), oltre a spendere qualche dollaro tra gli stand degli sponsor.

BUM! Un colpo di cannone e finalmente si parte.

Poi in giro per la città senza sosta e senza troppo preoccuparsi che camminare troppo non è proprio salutare per chi vuole correre 42 km nelle successive 24 ore. Ovviamente ciascuno con i suoi interessi: chi a vedere musei, chi a perdersi nelle infinite strade di Manhattan, chi a fare shopping più o meno sfrenato.

Appuntamento fisso per la cena, rigorosamente insieme. E anche se la città è ricca di ristoranti di ogni genere prenotare per 20 non è mai facile. Ma abbiano fatto tavolate davvero degne di nota.

Alla fine è arrivato il grande giorno. Sveglia prima dell’alba per arrivare ai cancelli di partenza in orario, dopo aver attraversato la città con ogni mezzo.

Non siamo riusciti a partire tutti insieme perché ognuno aveva cancelli e orari diversi. Ma da soli o a gruppetti abbiamo tutti vissuto la stessa unica emozione di essere in procinto di partire dal ponte di Verrazzano in mezzo a migliaia di persone con la stessa carica di adrenalina.

BUM! Un colpo di cannone e finalmente si parte.

La maratona è lunga ed è davvero un viaggio che ciascuno ha vissuto in maniera diversa alternando grande fatica a un super entusiasmo. Ognuno ha preso il suo passo e qualcuno è riuscito a correre con un compagno.

Di sicuro abbiamo tutti goduto del fatto di correre in una città in festa pronta a fare il tifo per il primo keniano o per qualsiasi sconosciuto a cui gridavano “Good job Cancer Sucks!!! Keep going!”

42 km in cui ti godi una città unica, tra ininterrotte ali di folla mentre corri per strade che di solito vedi con un sacco di traffico.

Finchè, dopo tanta sofferenza, arriva la gioia di vedere Central Park. Gli ultimi 2 km. E ormai li fai con il cuore perché gambe, fisico e testa ti stanno già chiedendo da tempo di fermarti e riposare.

IMG_20171105_151156E poi l’ultima curva e le ultime centinaia di metri. Piove, ma nessuno ci fa caso. Né chi corre né tantomeno chi ci ha accompagnato e sta facendo un tifo incredibile per incitarci ad arrivare al traguardo. Gli ultimi 3-4 minuti prima dell’arrivo li abbiamo fatti tutti con una grande gioia nel cuore e, allo stesso tempo, continuando a pensare a Luca che quel traguardo l’aveva passato più volte.

Poi neanche da dire: il traguardo si taglia con le lacrime agli occhi!

Abbiamo tutti concluso la gara, con l’orgoglio di farci mettere al collo la medaglia di finisher. Non importa quanto ci abbiamo messo (beh! Forse non vale per tutti, visto che qualcuno dei nostri è un po’ più competitivo…), ma lo abbiamo fatto. In memoria di Luca e per una buona causa.

Quindi c’è solo da esserne fieri

E siamo stati ancora più fieri quando alla sera, tutti riuniti davanti alla meritata bistecca (e birra) abbiamo visto quante donazioni erano arrivate.

Grazie. Grazie Grazie. A chi ha corso, a chi ha accompagnato, a chi ha fatto il tifo da casa, a chi ha donato quello che poteva.

E grazie a Luca. Non c’è più, ma senza di lui tutto questa unione e voglia di fare non sarebbero mai accaduti.